L’autunno è iniziato da poche settimane, ma è meglio premunirsi per sfruttare le ultime finestre utili per preparare in modo razionale il prato naturale all’arrivo dell’inverno.
Delle operazioni importanti da svolgere in questo periodo ne abbiamo già trattato in questo articolo www.pratinaturali.it/preparare-prato-naturale-ai-primi-freddi ma vale la pena soffermarsi con più attenzione sulle concimazioni.
Di norma l’ultima concimazione va effettuata quando è già iniziata la stasi vegetativa, quindi attorno alla seconda settimana di dicembre per i nostri climi e serve per il mantenimento del manto erboso durante il periodo invernale. È importante sottolineare che concimazioni azotate prima di periodi caratterizzati da stress ambientali dovrebbero essere rimandate o, al limite, eseguite con molta attenzione. Al contrario concimazioni potassiche favoriscono la resistenza agli estremi termici (molto caldo o molto freddo) ed agli stress idrici (carenze o eccessi di acqua).
L’elemento più importante per la concimazione pre-invernale è il potassio.
Il potassio è fondamentale nei processi di crescita e di sviluppo ed è facilmente traslocato all’interno della pianta, regola l’assorbimento e la ritenzione dell’acqua, influenzando così la resistenza al caldo, al freddo e alla siccità, aumentando inoltre lo sviluppo e la ramificazione dell’apparato radicale.
Fertilizzazioni potassiche possono contribuire a ridurre gli attacchi di numerosi patogeni fungini, in particolare Microdochium nivale (marciume rosa invernale).
Tra le numerose funzioni che il potassio esplica nella piante ricordiamo quindi i seguenti:
Quest’ultimo punto evidenzia l’importanza del suo utilizzo nel periodo autunnale. Il potassio permette infatti alle piante di superare le condizioni termiche avverse, come temperature molto basse.
Discorso a parte merita l’azoto: la concimazione azotata può anche essere utilizzata per interrompere la dormienza invernale e stimolare un precoce risveglio vegetativo primaverile, ma in questo modo si possono aumentare le possibilità di danni causati da gelate tardive.
Nel periodo autunnale le ultime concimazioni debbono variare a seconda della situazione climatica. In climi freddi, dove è possibile il verificarsi di danni da gelo meglio evitare concimazioni nel tardo autunno che avrebbero I ‘effetto di stimolare la crescita dei culmi e quindi l’idratazione dei tessuti.
Come riportato ad inizio articolo, al fine di promuovere una maggiore resistenza alle basse temperature, è meglio evitare la concimazione azotata nei 30-40 giorni che precedono l’entrata in dormienza invernale.
Però molto dipende dall’areale geografico, e quindi climatico, dove si trova il prato: microterme cresciute in regioni caratterizzate da inverni miti possono essere concimate anche per una parte dell’inverno, ma con piccole dosi.
Concimazioni invernali con temperature appena sopra gli 0 °C permettono infatti di mantenere una certa colorazione del tappeto, una buona densità dei culmi, la crescita delle radici, pur non aumentando eccessivamente la respirazione, la crescita dei germogli e l’utilizzazione delle riserve dei carboidrati; infine hanno un positivo effetto nello stimolare un più pronto risveglio vegetativo primaverile.
In suoli sabbiosi molto sciolti è però meglio evitare apporti di azoto a fine autunno per il rischio di incorrere in fenomeni di lisciviazione.
Fonti consultate:
Tappeti erbosi – Edagricole (2006)
http://plantscience.psu.edu/
Manuale pratico per il manto erboso 2010. Comune di Bologna
Tag:giardinaggio, prati naturali, Tappeti erbosi, verde ornamentale