Le superfici naturali riducono maggiormente il calore rispetto alle pavimentazioni urbane, il terreno nudo o ai materiali sintetici per merito del processo di evapotraspirazione

In città fa più caldo che in campagna. Quello che può sembrare un luogo comune è in realtà un’allerta reale, una problematica che da diversi anni viene evidenziata da meteorologi e climatologi.
Il fenomeno che ci fa boccheggiare in città si chiama Isola di calore ed è un evento climatico documentato da centinaia di studi scientifici che determina un microclima più caldo all’interno delle aree urbane cittadine rispetto alle circostanti zone periferiche e rurali.
La cause sono diverse: la diffusa cementificazione, le superfici asfaltate che prevalgono nettamente rispetto alle aree verdi, le emissioni degli autoveicoli, degli impianti industriali e dei sistemi di riscaldamento e di aria condizionata ad uso domestico.
Nelle ultime stagioni estive le temperature nelle grandi città italiane sono aumentate tra gli 1,8 e i 3,7 °C rispetto alle medie del trentennio di riferimento climatico 1961-1990 (convenzionalmente fissate dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale) mentre nelle aree rurali circostanti i valori si sono mantenuti pressoché stabili con le medie trentennali, tanto che nei progetti di nuova urbanizzazione e negli interventi di riqualificazione di aree già urbanizzate la minimizzazione dell’isola di calore porta a scelte tecnicamente consapevoli circa le caratteristiche dei materiali di costruzione e, aspetto ancora più importante, la copertura verde del suolo (alberi e superfici a verde) e degli edifici (tetti e pareti verdi).
È risaputo, oltre che scientificamente provato, che le superfici naturali riducono maggiormente il calore rispetto alle pavimentazioni urbane, il terreno nudo o ai materiali sintetici per merito del processo di evapotraspirazione.
Uno dei “materiali” biologici più efficaci per il controllo del microclima degli spazi esterni è appunto la vegetazione che, se utilizzata in modo appropriato, può determinare un effetto di miglioramento consistente.

Ricordiamo che in una bella giornata estiva un tappeto erboso di un ettaro è in grado di rilasciare 20.000 litri di acqua nell’atmosfera, inoltre, sempre attraverso l’evapotraspirazione, il verde urbano fornisce sia protezione solare sia raffreddamento dell’aria ambiente: uno studio sull’impatto degli spazi verdi urbani ha dimostrato che l’evapotraspirazione degli alberi o delle aree verdi aumenta l’umidità relativa dell’aria e contribuisce indirettamente alla riduzione della temperatura in città.
L’effetto di raffrescamento estivo dei grandi parchi urbani e delle cinture verdi è noto: diverse sperimentazioni internazionali testimoniano una differenza di temperatura dell’aria da 2 a 4°C fra gli spazi interclusi in grandi aree verdi e quelli dell’ambiente costruito immediatamente circostante. Tale differenza di temperatura, oltre a determinare diverse condizioni di comfort tra aree verdi ed aree costruite, induce brezze termiche urbane che, in assenza di vento, possono dare un contributo al raffrescamento del sito e degli edifici.

Fonti consultate

  • “Gli effetti del verde sulla mitigazione dell’isola di calore urbana” – Beretta S. – Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura e Società
  • www.mygreenbuildings.org
  • www.wikipedia.com
  • Arpae – Emilia Romagna
  • “Spazi verdi da vivere” – Regione Veneto, Azienda ULSS 20, Università Iuav di Venezia

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