L’arieggiatura (o arieggiamento) del prato è una pratica tanto importante quanto spesso tralasciata, soprattutto in ambiti non professionali.
Arieggiare il prato è vantaggioso per una serie di motivi, che possiamo sintetizzare come segue:
• rompe il “feltro”, ossia lo strato di foglie, detriti e residui vegetali che si depositano sul suolo e che possono costituire uno strato spesso;
• ossigena la zona radicale del prato permettendo un migliore scambio gassoso per le radici;
• permette ad acqua e nutrienti di penetrare meglio nel terreno grazie all’azione di decompattazione.
Questi fattori concorrono quindi a far sì che irrigazioni, fertilizzazioni e anche l’attività di fotosintesi siano più efficienti, dando al prato una maggiore resistenza nei confronti degli stress e, conseguentemente, delle malattie.
In commercio esistono arieggiatori manuali, adatti a superfici contenute, e diversi modelli di arieggiatori/scarificatori adatti all’impiego domestico, sono normalmente dotati di rulli con lame o denti metallici e possono essere equipaggiati con motori elettrici o a scoppio.
La frequenza dell’arieggiamento dipende principalmente da due fattori: il suolo e la tipologia di erba.
I suoli argillosi, che si compattano facilmente, andrebbero arieggiati almeno una volta all’anno, mentre quelli più sabbiosi anche ad anni alterni.
Se il prato è particolarmente sollecitato da passaggi di automobili o da frequenti calpestamenti è buona norma valutare lo stato del compattamento in ogni caso.
Nel caso di terreni poco compatti, sabbiosi o terreni che sono stati arieggiati nei 12 mesi precedenti, per l’arieggiamento può bastare una sola passata, mentre nel caso di terreni pesanti o che non sono stati arieggiati da più di un anno è consigliabile fare due passate in sensi opposti.
Per quanto riguarda la tipologia di erba è importante sapere che le specie più adatte ai climi caldi (macroterme, ad esempio Cynodon, Paspalum, Zoysia) preferiscono temperature comprese tra i 24 e i 32 °C per lo sviluppo radicale e tra i 30 e i 37 °C per quello vegetativo, quindi è opportuno arieggiare in tarda primavera-inizio estate, in modo da far sì che la crescita del manto riempia i vuoti creati con l’arieggiatura. L’erba per climi freschi (microterme, ad esempio Poa, Lolium, Festuca) predilige una temperatura tra i 10 e 18 °C per l’attività radicale e tra i 15 e i 24 °C per quella vegetativa aerea, quindi è meglio arieggiare ad inizio autunno.
Prima di arieggiare è bene eseguire un taglio basso intorno ai 3 centimetri ed è buona norma arieggiare quando il suolo è umido, ma non troppo bagnato, per permettere alle lame dell’arieggiatore di agire con più efficacia e meno sforzo. Se necessario è consigliabile irrigare il prato prima di arieggiare. Anche il diserbo va effettuato prima di arieggiare, questa operazione infatti stimola la germinazione di semi di eventuali porzioni radicali di erbe infestanti presenti.
Per lo stesso motivo è inoltre consigliabile eseguire l’arieggiamento prima di riseminare il prato o prima delle fertilizzazioni, l’arieggiatura infatti crea uno spazio che facilita la penetrazione dei semi e del fertilizzante.
Fonti consultate:
Tappeti erbosi – Edagricole (2006)
Tag:arieggiatura, giardinaggio, prati naturali, Tappeti erbosi
Sebastiano, quali sono i punti centrali della vostra mission aziendale?
La nostra mission è quella di riuscire a comprendere in modo chiaro le esigenze di tutti gli utilizzatori di sementi da tappeto erboso in base alla destinazione d’uso e le esigenze ambientali e climatiche per poter soddisfare adeguatamente ogni tipo di cliente. La nostra azienda, grazie alla competenza ed esperienza maturata da quasi due secoli, cerca sempre di fornire prodotti all’avanguardia seguendo gli sviluppi varietali restando al passo con il miglioramento genetico.
Qual è il vostro core business?
Il nostro core business è rappresentato dal commercio con le rivendite agrarie, i garden e gli utilizzatori come i produttori di prati a rotoli, giardinieri specializzati e manutentori del verde. A ciascuna delle figure elencate viene offerta una scelta varietale molto dettagliata e specializzata.
Può segnalarci le esperienze e gli impianti più importanti di cui si è occupata la vostra azienda?
Ci siamo occupati della manutenzione e della realizzazione dello stadio Pier Luigi Penzo di Venezia e abbiamo anche fornito le sementi per la realizzazione dello stadio La Favorita di Palermo, lo stadio Erasmo Iacovone di Taranto ed altri stadi minori nel Centro-Sud Italia.
Sono stati nostri clienti anche diversi golf club, fra i quali il Circolo golf club di Is Molas (Cagliari) il Golf club di Villa Carolina (Alessandria) e il Golf club di Punta Ala (Grosseto).
Quanto sono importanti Ricerca e sviluppo per la vostra attività?
Ricerca e sviluppo sono sempre stati importantissimi per la nostra azienda. Seguendo i progressi scientifici siamo riusciti ad affrontare le problematiche relative al cambiamento climatico: per esempio, alcune specie microterme una volta utilizzate solo per foraggio, sono oggi divenute fra le più importanti specie utilizzate per la realizzazione di tappeti erbosi. Anche il miglioramento varietale sulle macroterme e stato importantissimo, se un tempo venivano utilizzate soprattutto nei climi continentali, la Ricerca ha permesso un loro ampio utilizzo anche nelle nostre aree mediterranee. Segnalo inoltre i passi da gigante fatti per quanto riguarda la resistenza alle avversità più comuni ed alla tolleranza alle diverse situazioni di stress quali siccità, calore, salinità delle acque, ecc.
Tag:golf, innovazione, prati naturali, ricerca e sviluppo, sgaravatti, Sport, Tappeti erbosi
Luigi, quali sono i valori principali alla base della vostra attività?
La nostra azienda opera nel settore graminacee per tappeti erbosi da 3 generazioni, è stata fondata da mio padre Ugo ed oggi ci lavorano anche i miei figli Alessandro e Francesco.
Ciò che ci contraddistingue è la ricerca continua di nuovi prodotti , che possano sempre più soddisfare le esigenze della clientela incontrando quindi le richieste di innovazione del mercato.
Quali sono i segreti per un prato naturale perfetto?
Per ottenere un prato naturale perfetto occorre partire da un buon terreno: deve essere preparato con cura, dando attenzione al diserbo delle infestanti e al drenaggio.
Inoltre è essenziale scegliere il seme più adatto all’areale in base anche alle esigenze e alla destinazione d’uso del prato.
Oggi giorno la ricerca fa dei passi in avanti e ci permette di disporre di sementi adatte ad ogni momento di semina. Pensiamo solo ai miscugli per la rigenerazione dei prati dei campi da calcio: oggi, dopo sole tre settimane dalla risemina siamo in grado di garantire il riutilizzo del campo e con una spesa veramente contenuta. In caso di terreni siccitosi e temperature elevate, possiamo contare su varietà di Festuca arundinacee Americane che garantiscono eccellenti risultati nel tempo con minime manutenzioni.
Può segnalarci le esperienze e gli impianti più importanti di cui si è occupata la vostra azienda?
Ultimamente abbiamo collaborato per il rinverdimento di diversi campi da calcio, nella zona di Como in particolare abbiamo fornito un nostro miscuglio e in meno di tre settimane i campi erano pronti a ricevere la primaverile del Barcellona.
È stato un successo sia per noi sia per le squadre che hanno potuto usufruire di un tappeto compatto e naturale. Purtroppo un’errata informazione ha portato in questi anni a utilizzare i prati artificiali, che, al contrario di quelli naturali, non producono ossigeno grazie alla fotosintesi, non abbassano la temperatura e sono sotto accusa per la loro sospetta nocività per la saluta umana. Sia in Olanda sia negli USA, infatti, sono state fatte proposte per proibire il gioco sui campi artificiali per diverse ragioni, sia di salubrità del giocatore, sia di sicurezza legata a traumi e contusioni.
Le migliori varietà attuali possono garantire lo stesso utilizzo di un campo artificiale con un costo decisamente inferiore, sia di manutenzione sia di costi di ammortamento.
Quanto sono importanti Ricerca e innovazione nel comparto del verde, sia urbano sia sportivo?
Ricerca e innovazione sono indispensabili per garantire il miglior prodotto possibile per tutte le esigenze, sia in termini di aspetto visivo, sia di resistenza agli stress e alle malattie, senza dimenticare il risparmio idrico, tema di forte attualità.
Tag:Ferri Luigi Sementi, innovazione, prati naturali, ricerca e sviluppo, sostenibilità ambientale, Sport, Tappeti erbosi
Edgardo, qual è la mission principale della sua azienda?
La nostra è una storia di famiglia, l’azienda è stata fondata da mio padre nel 1959, e oggi ci lavora anche mia figlia Federica. Da oltre 50 anni la nostra mission è fornire ai clienti prodotti innovativi con logica “Tailor made”, dei pacchetti fatti su misura secondo le loro esigenze.Abbiamo una lunga esperienza sui tappeti erbosi per uso sportivo ma il nostro core business è senza dubbio la nutrizione, siamo profondamente convinti che per fornire risposte sicure alla nostra clientela sia necessario essere sempre aggiornati su tutte le novità del settore, a partire dalla proposta di sementi e fertilizzanti funzionali per il prato.
Può segnalarci le esperienze e gli impianti più importanti di cui si è occupata la vostra azienda? In quali aree siete più attivi?
Siamo specializzati soprattutto nei campi da golf e sinceramente, tra Italia ed Europa, ne abbiamo seguiti così tanti che non saprei sceglierne uno. Possi citare gli ultimi tre realizzati a Cortona, a Livorno e in Val Curone, nell’alessandrino. Soprattutto in questo settore crediamo molto nella nutrizione organica e organo-minerale dei tappeti erbosi, siamo una tra le pochissime aziende a fornire un pacchetto completo di prodotti eco-compatibile al 100% e/o addirittura 100% biologico per la gestione del tappeto erboso senza utilizzo di agrofarmaci. Ovviamente per ottenere i migliori risultati offriamo un servizio costante di assistenza tecnica al cliente.
Quali sono gli aspetti da considerare quando si sceglie un tappeto erboso naturale?
Al primo posto la location, un tappeto erboso a Courmayeur ha esigenze molto differenti da uno a Catania. La destinazione d’uso è altrettanto importante, un prato sportivo è molto diverso da uno ornamentale, così come lo è la tipologia di suolo, altro aspetto fondamentale da considerare. Infine direi la disponibilità idrica e l’impegno richiesto per la sua manutenzione.
Cosa significa per voi “Think Green!” (Pensa in Verde!), è un impegno preciso legato all’ecosostenibilità dei vostri prodotti?
Per noi da sempre è anche una filosofia di vita oltre che di lavoro, lavoriamo costantemente per la realizzazione di prodotti sempre più funzionali a rendere compatibile lo sviluppo dell’attività umana con l’ambiente circostante. Per noi il tappeto erboso ideale è biologico, oltre che verde.
Tag:giardinaggio, innovazione, Italia, prati naturali, ricerca e sviluppo, Sport, Tappeti erbosi, Universal manure company
Qual’è la situazione attuale della ricerca scientifica italiana in ambito di tappeti erbosi naturali?
La ricerca scientifica italiana è sicuramente cresciuta rispetto agli Anni Ottanta, quando il mercato era ancora marginale e nel nostro paese la cultura tecnica era praticamente azzerata, così come il supporto scientifico. Il vero tallone d’Achille rimane la ricerca pubblica, che ha dato un contributo decisamente modesto. Il supporto dato dal privato, condotto quindi dalle singole aziende, è il vero motore per un settore che oggi deve, tra gli altri, soprattutto affrontare il problema di non poter più fare uso dei prodotti fitosanitari.
In quali ambiti la ricerca sui tappeti erbosi ha compiuto i maggiori progressi?
Vi sono stati grandi progressi legati al miglioramento dell’adattabilità delle specie e varietà ai diversi ambienti e alle variazioni climatiche e per quanto riguarda la nutrizione delle piante. Tuttavia la strada da fare è ancora lunga: la ricerca deve ipotizzare e supportare le opportunità di innovazione, che non va delegata a chi non conosce lo scenario italiano. È importante quindi ricercare nuove specie, sviluppare nuove varietà, riducendo la dipendenza dalle importazioni, poiché data la nostra posizione geografica e l’area pedo-climatica possiamo diventare autentici leader nel settore.
Quali sono le sfide future per la ricerca sui tappeti? Quali obiettivi deve raggiungere e quali desideri deve soddisfare?
Le attese sono sicuramente alte, perché elevata è la domanda di sementi di qualità. La ricerca deve mettere in secondo piano i parametri estetici che hanno sino ad oggi guidato il miglioramento ed invece fondare l’innovazione di materiali, di sistemi, su parametri funzionali e misurabili, come ad esempio la capacità delle varietà vegetali di rispondere agli stress abiotici, come quello idrico, la stabilità del tappeto erboso e la risposta all’usura.
Tag:Adriano Altissimo, innovazione, Landlab, prati naturali, ricerca e sviluppo, Tappeti erbosi